Inconsapevole dietro a quell’etichetta che riporta la caratteristica tanto richiesta di essere integrale, a volte vi è dietro un mondo di norme e leggi che permettono al produttore di ingannarti.
Ad oggi sempre più ci si sta orientando per l’acquisto di prodotti integrali. Allo stesso tempo tantissime marche producono prodotti quali biscotti, crackers, grissini, taralli, pane, pasta, fette biscottate, ecc.
Se vuoi saperne di più continua la lettura.
Farina integrale
Chiunque di noi almeno una volta si sarà posto il quesito, cosa differenzia un prodotto integrale da uno non integrale? Innanzitutto dobbiamo prima indicare che la comune farina in commercio deriva dalla macinazione del Cariosside o più conosciuto come “chicco di grano”. Questo si compone da diversi strati quello più esterno detto crusca, una porzione intermedia detta endosperma ed infine germe, ovvero la porzione più interna (quello che rappresenta l’embrione della pianta). Quindi, per rispondere alla domanda, possiamo affermare che tutto dipende dalla sua lavorazione.
I cereali raffinati vengono privati della crusca e del germe, di fatto le uniche due porzioni contenenti sali minerali, vitamine e molti altri elementi.
La vera farina integrale invece contiene tutto il chicco macinato ma anche germe del cereale, proteine, vitamine, fibre e minerali.
Perché gli esperti consigliano un maggior consumo di prodotti integrali?
Tali prodotti sono consigliati perché hanno molteplici effetti positivi che possiamo riassumere in poche righe. Sono maggiormente ricchi di vitamine, specialmente quelle del complesso B. Ne trae beneficio la glicemia.
Secondo molteplici studi e soprattutto tra i diabetologi, viene adottata la strategia di sostituire la farina raffinata con quella integrale così da ottenere miglioramenti. Questo è permesso grazie alla maggiore quantità di fibre.
Così facendo si riduce notevolmente il glucosio e l’insulina circolante. Pertanto si consiglia di assumere alimenti contenenti fibra per circa 20-30 g al giorno.
Un altro effetto positivo dei prodotti integrali è quello di conferire un maggior senso di sazietà (aspetto da non sottovalutare specialmente per gli amanti del pane e della pasta). Infine per ultimo ma non meno importante, dalla corretta assunzione di fibre ne trae benefici anche il soggetto che soffre di stipsi.
Come riconoscere il vero dal falso integrale?
Un prodotto integrale deve riportare la dicitura “farina integrale”. Esteticamente tali prodotti sono di colore scuro ed omogeneo. Spesso capita di leggere nelle etichette di alcuni prodotti come ad esempio nel caso delle fette biscottate integrali, tra gli ingredienti la dicitura “farina raffinata + crusca” (oppure “farina 0 o 00 aggiunta con la crusca”).
Per legge questi prodotti appena descritti possono essere definiti integrali anche se d’integrale hanno ben poco, anzi sarebbe più opportuno parlare di “falso integrale”.
In questo caso, il loro aspetto sarà ben differente. Appaiono di colore chiaro ma con una forte presenza di puntini di colore scuro.
La vera farina integrale contiene tutto il chicco macinato.
La falsa farina integrale invece ha le stesse proprietà della farina 00 quindi è un concentrato di amido e proteine con pochissimi minerali e vitamine.
Altro inganno è quello relativo alle quantità, poiché alcuni prodotti sono realmente preparati con vera farina integrale ma purtroppo con l’aggiunta di farina 00 per cui possiamo avere un biscotto che si definisce integrale in etichetta quando in realtà è per metà costituito da farina 00 e l’atra metà con farina integrale.
Nell’esempio in foto vedete scritto “crackers integrali” ma poi scoprite che l’ingrediente principale è la semplice farina 00 e di farina integrale ne abbiano solo il 37%!!
Dal punto di vista legislativo?
Il Governo nel 2017 iniziava a muoversi per una normativa che regolamentasse il vero integrale da quello “falso”, ma al momento non c’è nulla di ufficiale e per tale motivo è rimasto tutto invariato.
Secondo la legge n.187 del 9 febbraio 2001 una farina “può definirsi integrale quando il tasso di ceneri è compreso tra 1,3 e 1,7 % della sostanza secca”.
Pertanto la farina ricostituita può tranquillamente rientrare nella categoria pur non essendo un vero integrale.
La questione poi era stata risollevata con la Circolare 10 novembre 2003, n.168 “Etichettatura, presentazione e pubblicità dei prodotti alimentari” del Ministero delle Attività Produttive in cui viene dichiarato che “non ha alcuna rilevanza ai fini dell’informazione al consumatore precisare se una farina impiegata come ingrediente sia integrale o ricostituita” e quindi sull’etichetta non è necessario riportare la quantità di ingrediente utilizzato, causando così un’equiparazione dei prodotti raffinati alla pari di quelli integrali.
Quali conclusioni possiamo trarre?
Al termine di questa disamina possiamo concludere affermando che è corretto incentivare il consumo di prodotti integrali, soprattutto a seguito del trend negativo che vede bambini e giovani del nostro paese sempre più in sovrappeso ed obesi anche a causa del consumo di alimenti poco salutari. Allo stesso tempo però da parte del consumatore deve essere posta maggior attenzione nel momento in cui effettua la spesa e della scelta di prodotti corretti. Quindi occhio all’etichetta!
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Dott. Valerio Truglia – Biologo Nutrizionista